I Luoghi della Mãe d’Água. Non-umani, Corpi e Malattie in un Quilombo dell’Amazzonia

Autori

  • Manuela Tassan Università degli studi di Milano-Bicocca

DOI:

https://doi.org/10.14672/ada20171295%25p

Parole chiave:

Mãe d’Água, non-umani, luogo, corpo aperto, quilombo

Abstract

L’articolo si propone di analizzare il ruolo che la Mãe d’Água, un encantado del ricco pantheon di entità afro-indio-brasiliane, riveste nel definire il rapporto tra luoghi, corporeità umana e non-umani in una comunità amazzonica di discendenti di schiavi. La ricerca etnografica condotta nella Reserva Extrativista Quilombo Frechal (Stato del Maranhão, Brasile) ha mostrato come la Mãe d’Água non sia solo un’entità incorporata in specifici momenti rituali di valenza religiosa o terapeutica, ma rappresenti anche una presenza “tangibile” che qualifica l’identità stessa di un territorio, influenzando le concrete modalità di “abitare” l’ambiente naturale. In particolare, i quilombolas
di Frechal ritengono che la frequentazione di alcuni luoghi lungo il fiume possa provocare forme di malessere la cui causa agente è la Mãe d’Água. La potenziale pericolosità dei luoghi e di questo encantado viene, inoltre, strettamente correlata al fatto di possedere il cosiddetto “corpo aperto”, una condizione fisica di importanza fondamentale nella locale eziologia della malattia.

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Pubblicato

2017-10-31

Fascicolo

Sezione

Articoli