Native, invasive o native invasive? Le zecche Ixodes ricinus nelle montagne bellunesi, tra memorie, percezioni ed incontri
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada20252pp17-33Parole chiave:
Zecche Ixodes ricinus, Specie alloctone e autoctone, Invasività, Native invader, Percezione socialeAbstract
All’interno di uno studio sulla percezione sociale delle zecche in Italia (Belluno) e Slovenia (Gorenjska), questo contributo si sofferma sul dubbio, da parte della popolazione bellunese, sull’origine della presenza delle zecche nel territorio. Assenti dalla memoria collettiva fino agli anni Settanta, oggi questi parassiti, ed il relativo rischio di malattia, vengono descritti come un’invasione. Questo contributo prima esamina il dibattito, in seno alla biologia delle invasioni, sulla possibilità che anche una specie nativa diventi invasiva. Poi ripercorre il passato delle zecche Ixodes ricinus, della borreliosi di Lyme e del cervo reale in tre momenti storici: la presenza nell’età del rame, quando Ötzi, l’uomo che visse sulle Alpi tirolesi, divenne la prima persona ad oggi conosciuta a contrarre questa malattia; i cinquemila anni in cui si persero traccia delle zecche; la loro ricomparsa, espansione demografica e diffusione geografica negli ultimi cinquant’anni. Abbinando la storia biologica delle zecche ai ricordi, esperienze e riflessioni della popolazione bellunese, questi animali sembrano qualificarsi sia come nativi sia come invasivi. Al di là delle etichette utilizzabili per descrivere questo fenomeno, esso mette in luce la profonda complessità delle relazioni ecologiche e della sfida – scientifica, sociale, politica ed economica – circa cosa fare delle zecche, e con le zecche, in un’epoca di rapidi ed incerti cambiamenti socio-ecologici.
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