Antropologia https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia <p><em>Antropologia</em>, rivista semestrale, dibatte temi e oggetti cruciali per l’antropologia contemporanea in Special Focus e fascicoli di articoli liberamente proposti dai singoli autori. È disponibile su internet gratuitamente.</p> <p>Antropologia pubblica articoli scientifici originali su segnalazione di due revisori anonimi.<br />I titoli, gli abstract e le parole chiave sono pubblicati anche in inglese per facilitare la localizzazione dei lavori e la loro diffusione internazionale.</p> <p>ISSN: 2281-4043 E-ISSN: 2420-8469<br />La rivista è in classe A per l’area 11 A5 nella classificazione dell’ANVUR</p> <p>È possibile acquistare i fascicoli cartacei ed abbonarsi <a href="https://www.ledizioni.it/riviste/antropologia/" target="_blank" rel="noopener">dal sito Ledizioni</a></p> Ledizioni-Ledipublishing it-IT Antropologia 2281-4043 <ol type="a"><li>Gli autori mantengono i diritti sulla loro opera e cedono alla rivista il diritto di prima pubblicazione dell'opera, licenziata sotto una <a href="https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/" target="_blank">Licenza Creative Commons - Attribuzione</a> che permette ad altri di condividere l'opera indicando la paternità intellettuale e la prima pubblicazione su questa rivista.<br /><br /></li><li>Gli autori possono aderire ad altri accordi di licenza non esclusiva per la distribuzione della versione dell'opera pubblicata (es. depositarla in un archivio istituzionale o pubblicarla in una monografia), a patto di indicare che la prima pubblicazione è avvenuta su questa rivista.</li></ol><p><img src="/ojs/public/site/images/ledi_admin/CCBY-large.jpg" alt="Creative Commons License - Attribution" align="middle" /></p> Introduzione. L’attualità antropologica nelle invasioni biologiche: etnografie di conflitti e convivenze tra umano e animale https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3170 <p>Le invasioni biologiche sono considerate dalle principali istituzioni scientifiche internazionali tra i fenomeni ecologici più impattanti e controversi dell’Antropocene. Accelerate dalla globalizzazione, dalla crisi climatica e dall’instabilità degli ecosistemi, le introduzioni e la presenza di specie “aliene invasive”, o considerate tali, sollevano interrogativi cruciali sulla perdita di biodiversità, sulle responsabilità umane e sui modelli di governance ambientale. Parallelamente, le scienze sociali, e in particolare l’antropologia, hanno reinterpretato le invasioni biologiche come fenomeni multispecie, situati e relazionali, mettendo in discussione categorie consolidate quali autoctonia, alloctonia e invasività. Questo special focus propone, per la prima volta nel contesto italiano, una prospettiva etnografica comparata attraverso sei casi di studio, analizzando come diversi organismi animali diventino il fulcro di conflitti, pratiche di convivenza e immaginari ecologici, rivelando la dimensione profondamente politica che caratterizza le ecologie contemporanee.</p> Francesco Danesi della Sala Massimiliano Fantò Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 9 16 10.14672/ada20252pp9-16 Native, invasive o native invasive? Le zecche Ixodes ricinus nelle montagne bellunesi, tra memorie, percezioni ed incontri https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3171 <p>All’interno di uno studio sulla percezione sociale delle zecche in Italia (Belluno) e Slovenia (Gorenjska), questo contributo si sofferma sul dubbio, da parte della popolazione bellunese, sull’origine della presenza delle zecche nel territorio. Assenti dalla memoria collettiva fino agli anni Settanta, oggi questi parassiti, ed il relativo rischio di malattia, vengono descritti come un’invasione. Questo contributo prima esamina il dibattito, in seno alla biologia delle invasioni, sulla possibilità che anche una specie nativa diventi invasiva. Poi ripercorre il passato delle zecche Ixodes ricinus, della borreliosi di Lyme e del cervo reale in tre momenti storici: la presenza nell’età del rame, quando Ötzi, l’uomo che visse sulle Alpi tirolesi, divenne la prima persona ad oggi conosciuta a contrarre questa malattia; i cinquemila anni in cui si persero traccia delle zecche; la loro ricomparsa, espansione demografica e diffusione geografica negli ultimi cinquant’anni. Abbinando la storia biologica delle zecche ai ricordi, esperienze e riflessioni della popolazione bellunese, questi animali sembrano qualificarsi sia come nativi sia come invasivi. Al di là delle etichette utilizzabili per descrivere questo fenomeno, esso mette in luce la profonda complessità delle relazioni ecologiche e della sfida – scientifica, sociale, politica ed economica – circa cosa fare delle zecche, e con le zecche, in un’epoca di rapidi ed incerti cambiamenti socio-ecologici.</p> Deborah Nadal Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 17 33 10.14672/ada20252pp17-33 Compagni e antagonisti nell’Antropocene. Etnografia del controllo biologico del Glycaspis brimblecombei e dell’apicoltura in Sardegna https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3172 <p>Questo articolo analizza come la diffusione del Glycaspis brimblecombei (un parassita dell’eucalipto) in Sardegna abbia prodotto la riconfigurazione dei concetti di “autoctonia” e “alloctonia” tra apicoltori, ricercatori e istituzioni, ridefinendo le narrazioni sulla biodiversità e il controllo delle invasioni biologiche. Attraverso un lungo processo di negoziazione con ricercatori e policymaker, gli apicoltori nel 2012 ottengono un piano di monitoraggio dei parassiti dell’eucalipto, e, nel 2020, l’istituzione di un Sentinel Garden per il monitoraggio delle specie potenzialmente invasive. Utilizzando dati di campo e materiale d’archivio, il contributo analizza il “patchwork” paesaggistico creato dalla coesistenza di specie “invasive” e “native”, evidenziando il ruolo del discorso tecnico-scientifico nel determinare quali specie salvare e quali eliminare, offrendo una prospettiva critica sulle pratiche di conservazione e tutela nell’Antropocene. </p> Greca N. Meloni Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 35 52 10.14672/ada20252pp35-52 Di vongole dei miracoli e granchi dell’apocalisse: guida alle tassonomie del Capitalocene nella Sacca di Goro https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3173 <p>A partire dagli anni Ottanta, la Sacca di Goro (Delta del Po) è stata teatro di una radicale trasformazione socio-ecologica, che ha convertito la laguna su cui affacciano le comunità di Goro e Gorino in uno dei più importanti allevamenti industriali di vongole filippine (Ruditapes philippinarum) in Europa. Nell’ultimo decennio, tuttavia, la crisi climatica si è espressa in questo contesto attraverso numerose proliferazioni di altri organismi e specie alloctone, culminate nella recente espansione ferale del granchio blu dell’Atlantico (Callinectes sapidus), le cui dinamiche predatorie hanno disarticolato l’infrastruttura produttiva locale e innescato profonde tensioni identitarie. L’articolo indaga tale congiuntura di crisi attraverso un’analisi delle rappresentazioni e delle retoriche politiche, scientifiche e popolari sulla cosiddetta invasione del granchio blu, esplorando come il discorso biologico sulle specie invasive sia rinegoziato nell’ambito di un’ecologia estrattiva, che intorno alla vongola filippina ha rielaborato idee di autoctonia, alloctonia e invasività. L’etnografia mette quindi in luce la costruzione sociale della crisi e la sua articolazione bellica, mostrando i contraddittori ordinamenti tassonomici che, nel regime ecologico del Capitalocene, sono mobilitati secondo logiche che prescindono dalle categorie della biologia sistematica.</p> Francesco Danesi della Sala Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 53 68 10.14672/ada20252pp53-68 Cinghiali ferali. Politiche di natura nell’emergenza peste suina in Appennino (zona delle Quattro Province) https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3174 <p>In un contesto di multicrisi aggrovigliate, il virus della Peste Suina Africana (PSA) ha trasformato i significati sociali del cinghiale nelle politiche di emergenza e biosicurezza: da specie estinta per qualche decennio ad animale rappresentato socialmente come autoctono, interrelato alla storia ecologica e sociale dell’Appenino, e poi capro espiatorio e invasore mostruoso, all’interno di cornici belliche e di riduzionismo tecnico e veterinario. Mettendo a repentaglio l’industria dell’agrobusiness del maiale, le cornici ed economie belliche tornano alla ribalta in un dramma sociale che esplicita le molteplici politiche di natura da parte di diversi attori sociali. Il successo ecologico dei cinghiali mostra la necessità di accogliere le “prospettive” dei cinghiali nel “fare mondo”, dal momento che si fanno specchio ferale di successo del nostro spopolamento, abbandono e rimboschimento selvatico nelle aree interne.</p> Mauro Van Aken Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 69 86 10.14672/ada20252pp69-86 Nutrie d’affezione. Prossimità, emozioni e resistenza affettiva in un’invasione biologica https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3175 <p>Basato su un’etnografia condotta tra il 2020 e il 2022 con persone che hanno scelto di accudire nutrie (Myocastor coypus) come animali d’affezione, questo articolo indaga il ruolo delle emozioni nella produzione e nella messa in crisi della categoria di specie aliena invasiva. In un regime discorsivo che legittima l’eradicazione attraverso dispositivi affettivi e normativi, le pratiche quotidiane di cura e intimità generano forme di soggettivazione animale che eccedono l’ontologia gestionale dell’invasività. Le relazioni interspecifiche osservate sul campo mettono in luce come le emozioni, lungi dall’essere residui irrazionali, costituiscano modalità situate di conoscenza e agentività politica. Esse producono mondi relazionali, riarticolano i confini dell’umano e del non-umano, e interrogano radicalmente la distinzione tra vite da proteggere e vite da eliminare.</p> Massimiliano Fantò Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 87 102 10.14672/ada20252pp87-102 Retoriche dell’invasività. Politiche di gestione del gatto in Italia, Australia e Scozia https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3176 <p>In molte zone del mondo i gatti vengono considerati attori legittimi e significativi all’interno di un paesaggio culturale ed ecologico condiviso; in altre aree del pianeta però le preoccupazioni suscitate dal loro comportamento predatorio e dalla loro capillare diffusione hanno portato biologi conservazionisti e policy maker ad annoverare il Felis catus tra le specie aliene invasive. La nuova categorizzazione ha suscitato un ampio dibattito specialmente laddove sono presenti progetti di conservazione di specie feline selvatiche autoctone o presunte tali (come in Scozia) e in zone come l’Australia, dove diverse specie sono considerate a rischio di estinzione. In Italia questo dibattito è meno noto e si è configurato in altri termini. A partire da un confronto di alcuni studi che fanno riferimento ai due esempi menzionati, questo contributo guarda all’Italia come caso studio per esaminare i modi in cui politiche e pratiche che ruotano attorno all’idea di invasività contribuiscano a plasmare le relazioni multispecie in uno scenario profondamente modificato dall’umano.</p> Camilla Tumidei Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 103 117 10.14672/ada20252pp103-117 Rendere visibile l’invisibile. Ecografie fetali e consultazioni oracolari nel Sud del Benin https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3177 <p>Basandosi su osservazioni etnografiche e sulla letteratura esistente, questo articolo esplora l’intersezione tra immagini ecografiche fetali e pratiche divinatorie nel Sud del Benin. Quando inserite nei contesti religiosi e oracolari, le ecografie, infatti, non fungono solo da strumenti diagnostici, ma diventano mediatrici tra la madre, il feto e il mondo spirituale. In un contesto in cui gli individui possono essere legati a divinità o antenati, le ecografie contribuiscono a identificare l’antenato protettore del feto già prima della nascita. Collocando questa pratica accanto ad altri rituali legati alla nascita, l’articolo si interroga sul fatto che il riconoscimento spirituale del feto implichi anche il suo riconoscimento sociale come essere umano.<br>Mettendo in luce l’intreccio tra tecnologie biomediche e pratiche religiose e divinatorie, questo articolo offre spunti sulle concezioni locali della persona, i rituali di nascita, la continuità esistenziale e le traiettorie riproduttive nel Sud del Benin.</p> Valentina Vergottini Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 119 134 10.14672/ada20252pp119-134 Recensioni https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3178 <ul> <li class="show">Maria Șalaru, 2025, <em>An Anthropology of Architectural Transformation: The Changing Fabric of a Romanian Block of Flats</em>, London, UCL Press (Emma Fontana)</li> <li class="show">Gaia Cottino, 2024, <em>Cavallette a colazione. I cibi del futuro tra gusto e disgusto</em>, Torino, UTET (Andrea Nichetti)</li> </ul> Autori Vari Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 135 141 10.14672/ada20252pp135-141 Autori https://www.ledijournals.com/ojs/index.php/antropologia/article/view/3179 <p>Gli autori</p> Autori Vari Copyright (c) 2025 https://creativecommons.org/licenses/by/4.0 2025-12-19 2025-12-19 12 2 143 146 10.14672/ada20252pp143-146