L'esperienza estetica: un varco oltre i limiti del significato

Autori

  • Alessandra Tosi

DOI:

https://doi.org/10.14672/20181438

Parole chiave:

Esperienza estetica, Riflessione metalinguistica, Testicidio, Letteratura labirintica, Sperimentalismo, Aesthetic Experience, Methalinguistics Consideration, Text Murder, Labirinthine Literature, Experimentalism

Abstract

Tracciare l’essenza di un’opera d’arte è impresa ardua e vana, se l’indagine si limita alle proprietà che questa dovrebbe esemplificare. Tuttavia appare interessante riflettere sull’esperienza estetica della letteratura prendendo le distanze dall’essenzialismo ed ampliando il discorso alle dinamiche che consentono a Montaigne di definirla in qualità di referente della «humaine condition». Non è, infatti, possibile scindere la scrittura dall’esperienza umana: l’arte è provocata dalla vita e la vita è provocata dall’arte, sostiene Bachtin riflettendo sulla relazione logico-congiuntiva fra cultura ed esistenza.

Pertanto la riflessione metalinguistica coniuga letteratura e filosofia, prendendo le distanze da qualsiasi vano progetto d’interpretazione categorica per mettere in discussione la prospettiva che vincola la letteratura ai contesti, trascurando il valore principe dei testi. Giovanni Bottiroli afferma che il contestualismo uccide la letteratura, pertanto il testicidio sarebbe causato dal desiderio di ridurre un testo all’artefatto, privandolo della possibilità di essere dinamico e in continua metamorfosi: al contrario l’esperienza estetica desidera tradursi in una pratica sperimentale avulsa da regole stabilite a priori, quasi a esorcizzare l’eredità di una semiotica normativa e di qualsiasi forma di assolutismo essa imponga.

L’opera d’arte va, innanzitutto, isolata rispetto all’intentio auctoris, per poter cogliere a pieno l’intentio operis che, nel panorama culturale contemporaneo, offre esempi di lavori che reclamano la propria nudità a scapito di qualsiasi interpretazione riduzionista. Prova calzante è la letteratura labirintica di Yoko Tawada, la cui erranza sospende ogni differenza, collocandosi sulla soglia di infiniti luoghi, culturali e non. Tra ideogrammi e alfabeto tedesco, il linguaggio, privo di pretese logocentriche, approda in una terra nullius. Il velo del fraintendimento e dell’equivoco diventa nuova frontiera dell’esperienza estetica che si apre allo sperimentalismo: laddove il testo si lega indissolubilmente al tema dell’identità che è incertezza, perdita e disconoscimento, la dimensione artistica si colloca dentro e fuori ogni contesto, il contenuto diventa forma in metamorfosi e l’opera d’arte, capolavoro che si fa vanitas proprietatis, disintegra qualsivoglia definizione di carattere o proprietà per assurgere a icastica ostentazione di sé.

Portraying the essence of a work of art is a very hard and vain effort if the inquiry is limited to the properties it should exemplify. However it is interesting to consider the aesthetic experience by distancing ourselves from the essentialism and extending our thought to those dynamics thanks to which Mantaigne defines it as a sort of report of the “humaine condition.” As a matter of fact it is impossible to separate writing and human experience: art is created by life and life is caused by art, as Bachtin says while considering the logic-linking relationship between culture and existence.

Therefore the metalinguistics consideration combines literature and philosophy and abandons every useless project of categorical hermeneutics in order to challenge the perspective which binds literature to contexts, neglecting the main value of the texts. Giovanni Bottiroli claims that contextualism kills literature, so the text murder would be caused by the desire of reducing a text to an artefact, depriving the possibility of being dynamic and in an endless metamorphosis: on the contrary the aesthetic experience wished to lead to an experimental practice far removed from criteria established a priori, as though it would exorcize the heritage of a normative semiotics and of any sort of absolutism this study of signs dictates.

The work of art is to be isolated from the intentio auctoris in order to fully understand the intentio operis, which offers today many examples of works claiming their own nakedness at the expense of any reducing interpretation. A suitable evidence is given by Yoko Tawada’s labyrinthine literature, whose wandering suspends every difference and places itself over the border of endless spaces, either cultural or not. The language flows between ideograms and German alphabet: without logocentric demands, it lands to a terra nullius. The veil of misunderstanding and misinterpretation becomes an original frontier of the aesthetic experience, which spreads to experimentalism: wherever the text indissolubly binds to the theme of identity, that is uncertainty, loss and disavowal, the content becomes shape in metamorphosis and the work of art, masterpiece getting vanitas proprietatis,  destroys any definition of property to surge to a vivid ostentation of itself.

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Pubblicato

2018-12-02

Come citare

Tosi, A. (2018). L’esperienza estetica: un varco oltre i limiti del significato. Comparatismi, (3), 106–114. https://doi.org/10.14672/20181438

Fascicolo

Sezione

L’esperienza estetica. Letteratura, filosofia, arti visive: nuove metodologie e possibilità di incontro